Quadro paesaggistico del FVG all’interno del Piano Territoriale Strategico Regionale (2003)

La formazione di una cartografia che identificasse il valore dei paesaggi all’interno del Piano Territoriale Strategico aveva il senso di cogliere gli impatti delle opere previste dalla Regione Friuli V.G. rispetto ai territori. Il paesaggio, come l’ambiente naturale diventava un parametro per riconoscere il valore degli “impatti” delle politiche regionali costruendo un documento di sintesi molto leggero.

Il Quadro di riferimento paesaggistico poneva l’attenzione al territorio regionale costruendo un documento non normativo, ma qualitativo.

Tratto dalla relazione:

“Con il presente lavoro di analisi delle Unità di Pesaggio (UdP) (Tav. 4) si è voluto affinare alcune definizioni paesaggistiche cercando di evitare di ricondurre le diverse unità a dei “tipi”1 generali che difficilmente possono avere un utilizzo utile per la pianificazione (quei tipi, infatti, sostanzialmente definiti dal Sestini nel ’63, avevano una funzione legata allo studio del paesaggio nazionale, ma si dimostrano poco utili ai fini della definizione delle UdP regionali).

4.3.2. L’applicazione delle definizioni generali all’analisi delle UdP del Friuli-Venezia Giulia

Non solo per integrare ma anche, in una certa misura, per superare le analisi sul paesaggio della regione F-VG già condotte nel passato e giungere a una maggiore articolazione delle aree aventi caratteri unitari, alla luce delle definizioni generali date al precedente punto 2., si sono introdotti alcuni nuovi “parametri” di valutazione. In modo particolare si è ritenuto essenziale passare da un’indagine puramente visiva e percettiva delle forme territoriali a un criterio di valutazione che tenesse in maggior considerazione la dimensione temporale ed i processi socio-economici. Per meglio dire, in Friuli, ma ciò forse vale per qualsiasi contesto geografico, sono riconoscibili dei paesaggi particolarissimi che si caratterizzano però più per le pratiche sociali che li hanno prodotti che per le particolari forme dell’ambiente naturale e costruito. Il caso di alcune bonifiche è evidente, ma anche gli originali casi insediativi di Ugovizza o di Torviscosa garantiscono un effetto di assoluta particolarità che deve essere apprezzato in fase ricognitiva e poi valorizzato in fase progettuale.

L’attenzione al carattere insediativo, visto in termini diacronici, porta alla verifica dell’esistenza di strutture territoriali2 e paesaggistiche che si pongono, molto spesso, come dei filtri tra aree dalle forme assolutamente diverse come, per esempio, i cordoni insediativi storici della Stradalta, del pedemonte o quelli posti poco a monte dalle risorgive pordenonesi. Queste strutture territoriali di antico insediamento, più che essere un confine tra le due zone, si presentano come uno spazio particolare nel quale alcune pratiche (insediative, agricole, funzionali e culturali) si sono espresse in modo del tutto originale creando delle relazioni funzionali con le altre zone contermini. Per esempio, l’insediamento lineare della Stradalta ha sempre sfruttato le particolari condizioni geomorfologiche dei luoghi strutturando gli abitati e le coltivazioni più pregiate (seminativi, vigne, orti, ecc.) sul bordo fertile posto tra l’alta pianura arida e quella umida delle risorgive. A monte del cordone insediativo rintracciamo organizzazioni di campi e prati simili a quelle dei villaggi dell’alta pianura udinese, mentre a valle le aree umide erano usate per il prato, il legname, la coltivazione di canapa e lino e lo sfruttamento dei corsi d’acqua sorgiva per la costruzione di opifici protoindustriali.

In modo non diverso alcuni fenomeni insediativi contemporanei devono essere riconosciuti come delle zone assolutamente originali. Soprattutto i conurbamenti delle principali città regionali e le loro espansioni funzionali (centri commerciali, zone industriali, strutture residenziali lineari e brani di “città diffusa”) devono essere riconosciuti come delle forme territoriali particolari, nelle quali operare specifiche scelte paesaggistiche. La costruzione di questi paesaggi urbani o industriali, spesso frutto delle stesse scelte pianificatorie della regione (S. Giorgio di Nogaro, Ponterosso a S. Vito al T.), deve essere in grado di fornirci, in fase di analisi, ma soprattutto nell’individuazione di obiettivi e indirizzi, dati sufficienti per garantire politiche territoriali specifiche.

Gli elementi caratterizzanti le varie zone paesistiche non possono essere quindi solo quelli che scaturiscono dal mix “atemporale” di elementi desunti dalla geografia fisica, dall’ecologia, dallo studio della distribuzione degli insediamenti tradizionali, delle tipologie architettoniche e delle infrastrutture, ma anche l’emergere prioritario di alcuni di questi quasi a definire una terza dimensione socio-temporale: il sistema viabilistico della Val Canale – Canal del Ferro ad esempio, condiziona in modo così determinante la percezione dei luoghi da definire un paesaggio a sè, quello, appunto, delle infrastrutture che è assolutamente diverso da quello del fondovalle originario.

Il fattore tempo, da questo punto di vista, introduce una problematica che non può essere evitata. Il paesaggio si trasforma con ogni azione che l’uomo imprime al territorio attraverso politiche o con la costruzione di oggetti a scala territoriale. Per questo motivo la dimensione e il numero delle unità di paesaggio rintracciabili in regione non è valore definito ma è frutto delle variabili considerate, dell’uso che si vuole fare delle UdP e delle trasformazioni che si renderanno necessarie nel prossimo futuro con la costruzione di nuove attrezzature ed infrastrutture.”

1 I tipi paesaggistici generali si rifacevano alle regioni individuate dal Sestini nel suo studio sul paesaggio curato per il Touring Club nel 1963, con la sola differenza che i tipi delle colline subalpine e quello degli anfiteatri morenici furono riassunti nel solo tipo chiamato “paesaggio collinare”. Cfr. Aldo Sestini, Il paesaggio, Milano, Touring Club Italiano, 1963, p. 14. Vedi anche, Francesco Micelli, I paesaggi del Friuli Venezia Giulia, in La tutela del paesaggio…., cit., p. 240.

2 Lando Bortolotti, Storia, città e territorio, Milano, Angeli, 1984.

Per scaricare le definizioni delle diverse aree clicca qui sotto:

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